Balthazar by Lawrence Durrell

Balthazar by Lawrence Durrell

autore:Lawrence Durrell [Durrell, Lawrence]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 8806055119
editore: Einaudi
pubblicato: 1983-02-05T23:00:00+00:00


VII.

Passo ora a un’altra parte del Commentario, là dove Balthazar annota: «Fu così che Narouz decise di agire» – e sottolinea la parola due volte. Devo ricostruire la scena – quella scena che vedo con tanta chiarezza e che le poche parole scarabocchiate in inchiostro verde mi hanno fatto esplodere nell’immaginazione? Sì. Tornerò così a sognare per un istante un quartiere poco frequentato e che amavo di Alessandria.

Abitata da questi ricordi, mi sembra che la città non solo si spinga indietro nella storia, costellata dei grandi nomi che segnano le tappe del tempo e della memoria, ma per così dire oscilli avanti e indietro nel presente, fra le razze e le fedi che la costituiscono – centinaia di piccole sfere generate dalle religioni e dalle tradizioni che, agglutinandosi dolcemente come cellule, formano quella grande medusa che è l’Alessandria di oggi. Unite in modo fortuito dalla volontà stessa della città, isolate su un promontorio di ardesia a picco sul mare con alle spalle lo specchio opalino di Mareotide, il lago salato, e più in là le frange immutabili del deserto (che ora il morbido spolverio dei venti primaverili appiana in dune di raso, splendide e informi come una distesa di nubi), le diverse comunità sono tuttora vive e comunicanti: Turchi con Ebrei, Arabi Copti e Siriani con Armeni Italiani e Greci. Il fruscio delle transazioni commerciali trascorre dagli uni agli altri come vento su un campo di grano; cerimonie, matrimoni e patti li uniscono e li dividono. Anche i nomi dei luoghi, lungo le vecchie linee tramviarie dai binari intasati di sabbia, riecheggiano gli inobliati nomi dei loro fondatori – e i nomi dei morti capitani che per primi sbarcarono qui, da Alessandro ad Amr: i fondatori di questa anarchia di carne e di febbre, di cupidigia e di misticismo. Dove altro trovare una simile mescolanza?

E quando scende la notte e la bianca città accende i mille candelabri dei parchi e degli edifici e si sintonizza sulla soffice musica arcana dei tamburi marocchini o caucasici, allora assomiglia a un grande bastimento di cristallo addormentatosi all’ancora del corno d’Africa – e i suoi riflessi di diamante e di opale perforano come sbarre lucenti l’acqua oleosa del porto fra le navi da guerra.

All’imbrunire la città diventa una giungla color malva, anomala, chiazzata di colori come un prisma sbriciolato; e alti nel cielo perlaceo del tramonto campanili e minareti si levano esitanti come giganteschi gambi di finocchio in una palude – alti sopra il pallido rettilineo del lungomare e dei caffè berberi dove i negri danzano agli schiocchi e ai tonfi di un tamburello o alle smancerie dei clarinetti.

«Esistono tante realtà quante se ne vogliono immaginare», scrive Pursewarden.

Narouz, pur amandola appassionatamente con l’ardore di un esiliato, si teneva sempre lontano da Alessandria: il labbro leporino lo spingeva a evitare il centro, dove temeva di imbattersi in persone che lo avrebbero riconosciuto. Si aggirava per la periferia senza mai osar penetrare in quel grande cuore luminoso dove il fratello conduceva una vita dedicata agli affari e alla mondanité.



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